CITES che cos’è e a che cosa serve?
Hai comprato un rettile, un pappagallo o un animale e hai scoperto che è in “CITES” e ora ti stai chiedendo che cosa devi fare? Non hai ancora capito a che cosa serve e già senti parlare di documenti, allegati, microchip, registri e multe salatissime. Niente panico! In questo articolo scritto in collaborazione con il TartaClubItalia ti spiegheremo ogni cosa sulla convenzione di Washington (sinonimo di C.I.T.E.S.).
La CITES è un’organizzazione mondiale che regolamenta il commercio di fauna e flora viva e morta. Non di tutte le specie ma solo di quelle inserite nelle sue liste, che si aggiornano ogni 4 anni. Il fine ultimo di questa organizzazione è quello che mi piace chiamare “conservazione comprovata” ovvero regolamentare il commercio per essere sicuri che la vendita e la cessione degli animali apporti benefici alle specie all’interno dei regolamenti.
Per perseguire questo nobile scopo la convenzione di Washington si basa sui dati raccolti da un’altra importante organizzazione mondiale: la IUCN. Quest’ultima ha diramazioni in ogni stato che lavorano costantemente per censire, valutare e fornire dati tecnici sullo stato di conservazione di animali e piante. I dati raccolti dalla IUCN vengono racchiusi in diverse sezioni accessibili a tutti. La più famosa è la RED LIST disponibile sul sito internazionale.
I dati forniti dalla IUCN vengono anche utilizzati dalla CITES per perseguire lo scopo di regolamentare il commercio di animali e piante (per farvi capire anche alcuni bonsai sono nelle liste).
Come fa la CITES a regolare il commercio?
La domanda è necessaria per capire il meccanismo di lavoro di questa organizzazione. Infatti nonostante l’impatto sull’economia e non viene mai stipulato un valore economico (prezzo) per le specie in vendita; ad esempio: Le tartarughe Testudo Hermanni costano 150€. Al contrario il commercio viene regolato con diverse norme che compongono i regolamenti. Il principale che verifica la “conservazione comprovata” sono le quote per specie. L’impatto di queste regole sul settore economico ci sarà più chiaro nel prossimo articolo, quando parleremo degli allegati.
Che cosa sono le quote per specie della CITES?
Per capire questo meccanismo utilizzeremo la Tartaruga Radiata: questa specie originaria del Madagascar secondo la lista rossa della IUCN; è principalmente minacciata da popolazioni indigene che le cacciano per nutrirsene. Dunque la convenzione di Washington autorizza delle quote di esportazione di questa tartaruga per incentivarne l’allevamento in Europa, America, Asia…
Le tartarughe esportate ovviamente seguono regolamenti e tracciamenti dell’organizzazione, attraverso registri, microchip, cessioni… Dunque si, allevare animali all’interno del regolamento CITES è una prova effettiva di conservazione delle specie. E probabilmente in futuro lavoreremo anche per ottenere riconoscimenti di rilevanza sociale grazie a questi regolamenti.
La riproduzione di animali di libera vendita (non soggetti alla regolamentazione di Washington, prenderemo come esempio il geco leopardino) spesso crea una “seconda popolazione” di animali domestici. Che sebbene appartengano alla stessa specie risulta fenotipica mente e geneticamente diversi a quella naturale.
Chi fa rispettare il regolamento della convenzione di Washington?
Ogni stato deve scegliere il suo organo esecutivo per far rispettare i regolamenti stipulati e aggiornati. In Italia questo organo è rappresentato dai carabinieri forestali. Che hanno il compito di rilasciare registri, controllare le denunce di nascita, rilasciare i numeri di protocollo…
Sono sicuro che non vi sia ancora chiaro il meccanismo dei microchip, della cessione e dei registri. Ecco perché lo affronteremo in un secondo articolo, visionabile cliccando qui.
Dovremmo però aver capito che il lavoro di questa organizzazione è sinonimo di conservazione. Dunque specie invasive o per le quali non c’è necessità di intervento pratico per preservarne le popolazioni non possono essere inserite in questi regolamenti.
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